Le cosiddette ”soft skills” sono un argomento più che mai di attualità nel dibattito business. Perché se è vero che ad oggi rimangono ancora decisive le ”hard skills”, ovvero le capacità in base alle quali possiamo individuare un futuro dipendente o collaboratore, c’è un mondo di talenti e di abilità socio-emotive in ascesa.
Soft Skills: cosa sono?
Possiamo definirle abilità e/o competenze che rendono la persona produttiva nel team in cui opera. E nel rapporto che con egli nutre anche al di fuori del contesto lavorativo e professionale. Prima di andare alle soft, dobbiamo sapere che le hard skills sono, per differenziarle dalle soft, tutte quelle le capacità e competenze strettamente legate al ruolo o mansione che si andrà a ricoprire e che si possono acquisire in maniera didattica e che possono essere magari certificate. Uso di un software in particolare, uso professionale dei social media o di una piattaforma specifica etc…
Le soft non sono dunque delle competenze tecniche, di quelle che si elencano nei curriculum vitae per intenderci, che ricadono nel novero delle hard skills. Le soft skills, in sostanza, possono essere ”personali”:
- propensione alla comunicazione efficace
- al lavoro in team
- alla comprensione dello stato emotivo e personale di coloro con cui condividiamo il nostro lavoro
- flessibilità
- perseveranza
- problem solving
- capacità di coinvolgimento dei colleghi
- intelligente e misurata, oltre che utile, autocritica
Esse riguardano il modo in cui gestiamo il nostro lavoro e la nostra vita. E come ci rapportiamo, personalmente, alle situazioni che man mano ci vengono sottoposte e che poi dobbiamo andare a gestire con le hard skills. Esistono poi le soft skills cosiddette ”trasversali”, che includono, ad esempio:
- la capacità di comunicare e di lavorare in team
- la gestione dei conflitti che in contesti sempre più complessi e strutturati sono all’ordine del giorno
Le soft skills trasversali sono decisive specie quando si lavora in ambienti in cui il contatto con il team e la dirigenza sono costanti, quando specialmente si lavora su progetti o con scadenze serrate.
Come si imparano le soft skills?
Ognuno di noi nasce con attitudini personali ben precise, modellate poi dall’esperienza familiare, scolastica e amicale. Quindi seppur si possono allenare, queste skills provengono, almeno nella matrice, dal proprio essere. Certo è che l’osservazione degli altri, dei loro comportamenti e bisogni oltre che delle loro modalità di rapporto personale possono essere d’aiuto.
Fondamentale, in questo senso, l’ascolto attivo dei propri colleghi o partner di progetto, così da comprendere il modo con cui ad essi dobbiamo rapportarci e far emergere il meglio di noi e di loro. Anche un servizio di coaching aziendale, in questo senso, può essere utile, così come abbiamo detto parlando di formazione continua e strutturata (LEGGI IL POST SULLA FORMAZIONE).
Perché servono queste skills?
Qui la risposta è piuttosto semplice, specie se operiamo in contesti legati alla customer experience. Come dicevamo nel post sul marketing esperienziale “i social hanno aperto la strada ad una considerazione differente del prodotto (o del servizio) e si è passati gradualmente, ma inesorabilmente, dal puntare tutto sulla customer satisfaction, ovvero la soddisfazione del cliente nell’utilità del prodotto, alla customer experience, ovvero all’esperienza che il consumatore ricava dalla scelta“. (LEGGI IL POST SUL MARKETING ESPERIENZIALE)
Sarà infatti più semplice per una persona dotata di soft skills prevedere come un utente configura la propria esperienza su un prodotto o un servizio. Capire il perché ”emotivo” di una scelta o di una preferenza. L’ascolto del cliente, oggi, è decisivo e non solo per capire cosa vuole bensì cosa sta cercando. Che è tema ben diverso e che proviene dal portato emotivo ed emozionale che il singolo cliente o committente si porta dietro.
Empatia, un plus per colleghi e clienti
Possiamo dire che le soft skills sono un elemento che in un curriculum vitae non dovrebbero più mancare, anche se oggi continuiamo a vedere cv con soli dati professionali e titoli. Ma oggi il vero valore aggiunto sono le capacità personali, oltre alle competenze che certo non possono mancare mai. Un dipendente o consulente capace di essere empatico, produttivo e foriero di perseveranza in un team è qualcosa che sarò sempre più richiesto. Perché più i contesti lavorativi si strutturano e si complicano, più diventa decisivo il fattore umano. Che è sempre stato il vero quid delle aziende di successo.
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.think-up.net/wp-content/uploads/2021/12/Barbara-Pescatori.jpg[/author_image] [author_info]Barbara Pescatori, presidente di Think UP. Da circa 25 anni nella Event Industry come organizzatrice di grandi eventi a carattere nazionale e internazionale. Si occupa di pubbliche relazioni, gestione aziendale, consulenza alle imprese, project management, marketing e comunicazione.[/author_info] [/author]